Scritta nel 1881 da Eduardo Scarpetta, la commedia si delinea nel più tipico stile del comico napoletano, che scrisse moltissime opere teatrali con un unico obiettivo: far ridere ad ogni costo, cercando di sfuggire alla mediazione del pensiero, assolutamente convinto che solo l’ilarità potesse offrire all’uomo l’occasione per difendersi dalla routine arida del vivere quotidiano, che annulla i sogni e le aspirazioni di ognuno. Si tratta di uno stile che all’epoca subì anche molte critiche, addirittura Scarpetta fu trascinato da D’Annunzio in una lunga azione legale per avere egli osato scrivere una parodia de “La figlia di Iorio”. Ma fra tante critiche ci fu anche chi si levò in difesa di Scarpetta, fra tutti l’autorevole filosofo Benedetto Croce.
Ci troviamo di fronte certo ad un teatro leggero ma forse proprio per questa sua freschezza e semplicità estremamente godibile anche ai nostri giorni, proprio perché vuole costruire un’oasi di evasione senza limiti per la fantasia.