Dal sito ufficiale di Armando Bandini http://armandobandini.it/ ------ARMANDO BANDINI (pseudonimo di Armando Burlando) -- Genova 5/6/26 – Roma 27/5/2011 Una vita tra avanspettacolo, teatro, cinema, Tv, Radio, doppiaggio, commedie musicali, operette, cabaret. Attore di spiccata versatilità. “Una delle facce più indimenticabili della Repubblica” ha scritto di lui Cesare Zavattini. Amava molto una frase di Bertolt Brecht: “Tra tutte le cose certe la più certa è il dubbio”. Sicuramente però non aveva dubbi su ciò che riguardava la scelta del suo lavoro: quello dell’attore. Mestiere che si inventò di sana pianta, non avendo in famiglia esempi da seguire in tal senso, né accademie o scuole di recitazione a portata di mano e dato che verso il mestiere di famiglia, proprietaria di un'importante ditta manifatturiera di abiti talari, ricami per bandiere, stemmi ecc., non aveva alcuna inclinazione. Tanta attrazione per il teatro e il cinema che, in quegli anni di guerra, erano cinemini e teatrini d’avanspettacolo. Li frequentava assiduamente, vedendo e rivedendo film, spingendosi, nei teatri, fin nei camerini degli artisti: attori, cantanti, ballerine in puntino, musici, organizzatori e direttori, tutti costretti dalla guerra a lavorare come si poteva; buttando giù tracce di scenette da recitare con qualcun altro, truccandosi in strada tra le macerie per presentarsi all’organizzatore di turno e mostrare il suo numero e ispirandosi ai De Rege, forse i suoi primi Maestri, imitandoli, con nasone posticcio e ottenendo che venissero a vederlo con rilascio di una loro foto con dedica come omaggio. Non era facile ottenere la scrittura: oltre tutto ci voleva un frac: il pubblico esigente amava essere intrattenuto da qualcuno che ci si sapesse muovere dentro presentando, cantando e ballando. Arrivò il primo contratto, e anche il frac. Grazie allo zio Pippo che glielo promise se fosse riuscito ad avere un contratto. Ma quale fu il suo disappunto quando vide che si trattava di un contratto per una sola settimana! Non sapeva che l’attore è per antonomasia il precario dei lavoratori.